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Storie straordinarie raccontate da un osteopata
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Stagione 2 – Episodio 42: Dipendenza dall’osteopata

Dipendenza dall’osteopata.

Questa è la parola chiave che rappresenta la storia di questo ragazzo. 44 anni, viene da me perché ha un dolore alla schiena, dolore lombare, che non finisce lì, ma si irradia alla gamba destra, soprattutto alla coscia.

 

 

Leggi il testo completo dell’episodio:

Dipendenza dall’osteopata.

Questa è la parola chiave che rappresenta la storia di questo ragazzo. 44 anni, viene da me perché ha un dolore alla schiena, dolore lombare, che non finisce lì, ma si irradia alla gamba destra, soprattutto alla coscia.

Non è finita, perché lui usa queste parole: “Il dolore medio della schiena è 3. Naturalmente porto carichi tutto il giorno in azienda, sposto pesi, ma questo dolore 3, per fortuna il mio osteopata ogni mese lo vedo e mantiene il dolore a 3. Ma se sgarro un mese e non vado all’osteopata, che fino ad oggi mi aiuta davvero tanto, il dolore va a 9”.

Quindi ripeto, dolore medio 3. Se però l’osteopata una volta al mese non interviene, il dolore va a 9.

Allora gli dico: “Beh, vediamo se possiamo fare qualcosa di più”.

“Questo mal di schiena, ti dico Daniele, che se parte, poi mi scatena anche il mal di testa. E che rottura di scatola è questa roba, mamma mia. Poi ho un po’ di dolore alle ginocchia, soprattutto al ginocchio destro, quando mi accovaccio, tipo posizione sulla turca.

Per intendere, no? Altra cosa, ho un dolore alla spalla sinistra, cuffia dei rotatori. Mi impedisce di alzare liberamente il braccio o di, tipo, andare all’indietro con il braccio, come se dovessi prendere la cintura in macchina. Quel movimento mi duole e mi fa male”.

Ma la sua storia? Da che cos’è caratterizzata?

Intanto da un trauma molto violento, sacro coccige, all’età di 8 anni. A 30 anni succede un violento colpo di frusta sul lavoro. Da uno scaffale in alto, praticamente cade sulla schiena.

A cavallo tra schiena e collo, un grosso rotolo di pluriball. Sembra leggero, ma questo grosso rotolo gli piomba addosso tra testa e schiena e il colpo di frusta è davvero violento. Subisce nell’arco degli anni un intervento di varicocele.

Visto che lui ha un approccio olistico veramente molto interessante, da una valutazione di un medico risalgono a dei calcoli biliari, fa diverse procedure alimentari per detossinarsi, per pulire il fegato e attraverso l’aiuto dei medici diciamo risolve il problema di calcoli biliari. Molto molto interessante.

Si approccia a questo mondo grazie al dialogo, grazie al sapere e diciamo che viene da me su terreno fertile; io e lui dialoghiamo la stessa lingua, siamo sulla stessa frequenza e le cose vanno decisamente più veloci perché un conto è dialogare, esprimersi, lavorare su un corpo che è riluttante, che è scontroso, che è in chiusura verso questo tipo di approccio, un altro discorso è quando una persona è aperta, predisposta, curiosa nel comprendere che relazioni ci sia tra il corpo, emozione, tra il corpo intestino, tra il corpo e lo stomaco, tra mente e spirito.

Noi siamo tutto questo e le cose si fanno davvero interessanti.

Appena iniziamo un lavoro testo dal punto di vista chinesiologico il suo corpo e vado però dritto sulla parte meccanica.

Tutto mi porta a trattare in maniera importante la cerniera sacrolombare. Punto anche sul coccige mi dà meno risultati e allora vado sul sacrolombare.

Interessante perché quella zona da un punto di vista emotivo riporta a un conflitto di territorio e l’abbiamo scoperto attraverso il respiro.

Quindi il diaframma sempre come nodo centrale per i miei lavori.

Che cosa succede? Che facciamo un lavoro sul sacrolombare e migliora tantissimo il suo stato di dolore alla schiena, sente più libera la gamba e ha un senso di leggerezza.

Che cosa voglio dire? Che quando lui era bambino all’età di otto anni ha cambiato casa da nonni ad altri nonni ma non ha mai capito il perché e quindi ha provato un forte senso di rabbia al punto che oggi quel cambio di territorio, di situazione, se improvvise non capisce il perché va in crisi, si innervosisce.

Ma tutto questo che origini ha all’età di sette mesi la sua nonna non sta bene e la mamma per far sì che lui diciamo non vedesse la nonna soffrire cambia casa, lo allontana dalla nonna. Allontanandolo dalla nonna la mamma lo allontana anche dal dolore di quella nonna.

Ma il bambino non capisce, sente solo che si sente da solo, abbandonato e non sente più l’amore di quella nonna. E anche qui è un cambio di territorio non capito, in più si è arrabbiato con la mamma.

Ma questa magia diciamo lui l’ha risolta andando a parlare con la mamma, togliendogli quel peso, quel senso di colpa che l’aveva allontanato dalla nonna e abbracciandola, dicendo che le ha voluto bene e poi ha scritto una bella lettera alla nonna.

Come dico io, la letterina di Babbo Natale ma stavolta non a Babbo Natale ma alla nonna. Una parte di cuore fondamentale per lui. Davvero un dialogo, un lavoro, una scrittura commovente, un amore meraviglioso.

Quindi trattando il sacro ha avuto grandi risultati, trattando la lombare grandi risultati e poi dopo nell’arco di quattro o cinque sedute abbiamo fatto altro lavoro.

Ha trattato la parte dorsale, le scapole, le ho liberate perché le spalle e il collo stavano impazzendo per delle scapole che non funzionavano a dovere. Quindi ho lavorato le scapole, la sinistra soprattutto oggi ha un 70% di miglioramento.

Ho lavorato il diaframma, abbiamo lavorato sul respiro, siamo andati oltre spingendoci verso quello che è l’emotività nascosta dietro quel diaframma.

Morale, oggi questo ragazzo mi ha detto: “Daniele, ma sai la penultima volta non sono ancora andato dall’osteopata. L’ho visto l’ultima volta e mi ha detto Daniele, non sono ancora andato dall’osteopata.

Ma è pazzesco perché quel dolore 3 oggi non c’è più ma di più ancora non c’è neanche più quel 9 e non c’è più neanche l’esigenza di andare dall’osteopata.

Vengo solo per migliorarmi”.

Adesso cos’è che ti voglio dire? Che noi non siamo fatti per creare dipendenza ma siamo fatti per liberare e dare libertà a noi stessi, alle nostre credenze e dare libertà a chi si affida a noi.

Parlo a terapisti. Noi abbiamo il compito e il dovere di essere liberi e rendere liberi. D’altra parte un dolore ti fa sentire schiavo e ti rende schiavo.

E allora terapista mio caro sii umile sentiti libero di esprimerti come meglio vuoi come meglio desideri ricordandoti che l’obiettivo più caro e più nobile che hai è di rendere libera la persona che si è affidata a te.

E parlo a te che magari hai un dolore che ti affida un osteopata. Ricordati che tu hai il diritto di sentirti libero e il dovere di comportarti per essere libero.

Questo è l’insegnamento più grande di questa storia.

La libertà di conoscere. La libertà di muoversi.

La libertà di amare.

Libertà.

Stammi bene.

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