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Storie straordinarie raccontate da un osteopata
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Stagione 1 – Episodio 5: La buddista

 

In studio si presenta una donna, il cui sguardo mi rimarrà nella memoria tutta la vita. Ha un forte dolore lombare e uno al gomito destro. Un male tale da non sollevare una bottiglia d’acqua. Dalle indagini mediche di anni non risulta nessun problema. Qual è la sua storia? Cosa è accaduto che ha sconvolto il suo stato di benessere?

 

 

Leggi il testo completo dell’episodio:

 

LA BUDDISTA

Un giorno si presenta in studio una ragazza con un’energia veramente particolare.

La osservo: ha occhi profondi. Questo è quello che mi colpisce.

A distanza di mesi mi è rimasto il ricordo di questi occhi che chiedono aiuto e che esprimono una grande sofferenza.

Mi rivela di aver fatto un grande percorso di vita, avendo intrapreso la via del Buddismo; l’energia con la quale mi raccontava di sè mi ha affascinato, dalle sue parole percepisco già una bella apertura verso quello che da lì a poco sarebbe stato un grande cambiamento della sua vita.

Ricordo benissimo questo incontro, perché questa persona mi ha affascinato ancor prima di iniziare e quello che parlava di lei erano i suoi occhi, era la sua energia e quando lei mi ha detto che veniva dal buddismo ho capito immediatamente, ho percepito subito questa grandissima apertura.

Questa è la sua storia.

Katia, donna tra i 40 e 45 anni, si presenta da me, perché ha un forte dolore lombare e un dolore al gomito destro e a volte anche alle ginocchia. Per farvi capire, ha difficoltà a tenere in mano una bottiglia, svitarne il tappo, portare le buste della spesa. Sono le cose di tutti i giorni che la mettono in difficoltà.

Il dolore al gomito la invalida da anni, ha provato di tutto, senza mai avere dei risultati in positivo.

L’anamnesi osteopatica e posturale non rivela alcun trauma, nessun incidente, le indagini mediche precedenti con risonanze magnetiche hanno portato alla luce delle artrosi vertebrali, ma nulla che possa ricondurre ai dolori così forti che lei sente.

Mi sono quindi chiesto cosa c’era di così profondo che le aveva sconvolto il suo stato di benessere.

La prima seduta è una grande chiacchierata, durante la quale raccolgo informazioni che mi danno elementi per capire che sta portando dei grossi pesi e questo le causa mancanza di equilibrio, ci sono quindi delle emozioni da lasciare andare.

Immaginatevi un po’ come un cavallo da corsa con dei pesi che si trascinano.

Capisco che il peso di cui parlo è legato al rapporto con i genitori, il dolore al gomito invece ad una vecchia relazione.

Dialogo e respirazione sono la matrice del primo incontro. Ripeto, dialogo e respirazione.

Decido di fissare la prossima seduta almeno 15/20 giorni più tardi, non la classica settimana.

Questo per lasciarle tempo di individuare la sofferenza che prova, di riconoscerla, di scavare nel proprio profondo e creare consapevolezza. Comprendere il passato per andare verso la guarigione.

In questo primo periodo le chiedo di adottare un’alimentazione particolare, per lo più alcalina, abbandonare quindi i cibi che creano intossicazione. Questo è determinante perché perde 7 kili e il gonfiore che deriva da un po’ di sovrappeso, toglie quella pesantezza che le fa vedere sé stessa con occhi diversi allo specchio. Seguendo questa onda, le viene voglia di fare sport.

Sente una nuova energia, sente il desiderio di muoversi, sente determinazione e intenzione. Tutto questo sarà una sinergia vincente per i passi successivi. Con la “pulizia alimentare” riordina i pensieri e si rieduca, sia nell’alimentazione che nel guardarsi allo specchio.

Hai capito che si sta muovendo verso una rinascita?… Un po’ come una fenice!

Il lavoro poi in studio prosegue con la respirazione. Succede che respirando ad occhi chiusi improvvisamente sente un grosso peso sull’addome che le impedisce di respirare. La invito a stare tranquilla e a continuare a respirare.  La cosa si fa interessante quando dice di visualizzare un tronco di legno sul grembo e di sentirsi schiacciata. Continua a respirare senza fermarsi un attimo e grazie a ciò il tronco svanisce, e lei sente una sensazione di libertà. Da quel momento in poi, il dolore lombare si azzera…svanito.

 Sembra incredibile che la respirazione conduca ad un’immagine e che l’immagine di quel tronco di legno provochi realmente un impedimento nell’incamerare aria.

Per il gomito destro invece, che ho detto essere legato alle ferite mai risolte di una vecchia relazione, ha fatto in autonomia, nella sua intimità, un lavoro che le ho consigliato. Ha acquisito consapevolezza e ha lasciato andare anche quella sofferenza. Lei a casa lavorava sulla parte emozionale, io in studio mi prendevo cura della parte meccanica, quindi cervicale, arti superiori, quindi braccia e respirazione.

Ma ti ricordi che ho parlato anche di dolore alle ginocchia?

Mi racconta che le viene di venerdì, quando va a trovare nel weekend i suoi genitori. Non si sente libera di muoversi e questo le causa male al sacro e alle ginocchia e si sente come immobilizzata.

Attenzione!!! Lei si sente come immobilizzata.

Perché? I genitori scopro essere accumulatori seriali quindi vivono sempre nel disordine e nel caos e questo la rende confusa, nervosa, avvilita.

Non sa come mettere fine a questo disordine che va avanti da anni al punto che non riesce nemmeno più ad entrare in casa a causa di tutti gli oggetti che restringono l’ingresso a poco più di mezzo metro. Cioè, deve entrare in coltello, si dice da noi!

Entra in casa e ha un senso di soffocamento unito ad un grosso senso di peso.

Prova angoscia nello stare in mezzo a tutti quegli oggetti e allo stesso tempo rabbia verso la mamma, perché continua ad accumulare da anni.

La rabbia che sente è perché ha bisogno di ordine e in un primo momento colpevolizza la madre come responsabile di tutto!

Lei non se ne è accorta ma lasciando andare la relazione con quell’uomo che le provocava dolore al gomito ha iniziato a mettere ordine alla sua vita. Facendo questo, la rabbia verso la madre e verso quel disordine aveva già perso un po’ di quella forza.

Le dico “Scrivi tutto quello che provi quando entri in casa in mezzo a tutto quel disordine e continua a farlo fino a quando non provi un senso di sollievo e finalmente ti liberi di emozioni negative.

Ma perché la scrittura? Perché è una tecnica antica utile a riportare alla luce emozioni nascoste, viverle, soffrirle e renderle comprensibili al cervello razionale. Tutto questo al fine di lasciarle andare senza che più interferiscano con il presente/futuro.

Non è finita qui sai, no!

Una volta scritto tante pagine di sofferenza, ha parlato con la mamma, l’ha aiutata a riordinare casa, non l’ha più giudicata, rendendosi conto di trasmutare la rabbia in impegno come valore aggiunto verso i suoi genitori.

“La metafora è che non ha forzato l’unione di pezzi di puzzle diversi ma magicamente tutti i pezzi erano della stessa misura, perfettamente calibrati per incastrarsi.”

Mi spiego meglio:

. La respirazione ha aperto le porte al cambiamento

. L’alimentazione ha tolto la “nebbia” tra mente ed emozioni

. La fantasia si è rivelata un’ottima consigliera

. La mossa giusta modifica eventi in modo naturale e armonico (quando lei lascia andare la relazione)

. Cambiare visione delle cose offre soluzioni. Immagina di essere al piano terra e di vedere il panorama davanti a te, poi sali al centesimo piano e il panorama davanti a te cambia completamente.

. Smettere di giudicare ti avvicina alla verità

. Abbandonare la rabbia apre all’amore

. Muoversi verso ciò che si desidera è quello che definisco “STAR BENE”

In poche parole compie una pulizia emozionale, del comportamento e delle informazioni posturali.

La sua immobilizzazione è perché, come dice Katia la protagonista di questa storia

“non vedeva la fine di questo disagio, dell’angoscia e della rabbia “.

Trasmutando tutto questo in impegno verso l’ordine, in prima battuta di sé stessa, poi verso quello di casa, questa immobilizzazione si è trasformata in libertà.

Durante l’adolescenza era anche stata tanto svalutata dalla mamma, per anni, anni ed anni. Ed ecco il perché delle ginocchia piegate dal dolore. Lei non voleva piegarsi a quella svalutazione.

Questo dolore poi peggiorava nei weekend quando entrava in casa così in disordine che rafforzava ancor di più il senso di svalutazione.

Sono cambiate le informazioni contenute nelle memorie cellulari.

Il “MI PIEGAVA LE GAMBE” è diventato “SEI LIBERA DI ANDARE”.

Questa è una delle storie che mi è più rimasta nel cuore perché ho visto quanto l’accettare di mettersi in discussione e il profondo lavoro del buddismo l’hanno portata a cambiamenti che ancora oggi a distanza di un anno, danno i loro frutti e benefici.

Ha fatto suo uno stile alimentare più sano, ha più autostima che mai, ha rivalutato sé stessa, ha tolto rabbia e giudizio verso la madre e così facendo ha amplificato l’energia del suo cuore. Il suo cuore oggi è forte.

L’insegnamento di questa storia è semplice

Vedi di immaginare qualcosa di buono perché le immagini si concretizzano nel corpo

Sii disponibile al cambiamento

Sentiti libero di andare per la tua strada piuttosto che dire agli altri che la loro non è giusta

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