Questa storia parla di un ragazzino di 12 anni con gli occhi pieni di voglia di vivere, ma con le spalle chiuse e in difesa.
Mi piace condividere questa storia perché racconta dei miracoli del dialogo che poi si riflettono sulla postura
Leggi il testo completo dell’episodio:
Mi piace raccontare questa storia di un ragazzino di 12 anni perché me lo porta la sua mamma e mi dice: “Ti ho portato un paio di anni fa mia figlia, mi è piaciuto questo approccio e quindi ti porto mio figlio perché ha una postura chiusa, ha le spalle chiuse è sempre al telefono e non mi piace. Poi inizia ad usare il telefono come se fosse il problema della sua postura. Ripeto, ha 12 anni.
Quando vedo questo ragazzino mi è venuto in mente subito un moicano, capelli rasati con una coda sopra molto corta.
Un ragazzino con gli occhi pieni di voglia di vivere, ma un po’ con le spalle chiuse e in difesa.
Quindi si, vedo questi occhi brillanti e con una grande voglia di vivere però vedo anche un atteggiamento di protezione.
Quando faccio un primo lavoro lo testo e gli dico alcune cose e gli faccio capire l’importanza del telefono, non per togliergli il telefono in quanto in questo mondo ci siamo dentro un po’ tutti, ma per fargli capire che un utilizzo sano del telefono è giusto. Soprattutto prima di andare a letto gli testo il telefono e gli dico: “Guarda che il telefono è molto nocivo perché va ad inquinare il tuo sistema nervoso attraverso gli occhi. Questa luce entra dentro gli occhi e una volta entrata va a disturbare il sistema nervoso attraverso l’ipofisi, questo poi comanda la tiroide e altera il metabolismo.”
Lui mi ascolta ed è molto incuriosito e mi dice: “Che cosa mi consigli?”
E io gli rispondo: “Guarda ti consiglio di non usarlo per un paio d’ore prima di andare a letto, perché così riposi la vista, il tuo sistema nervoso si prepara ad andare a letto e quindi a riposare.”
Poi inizio il lavoro su di lui, lo osservo, faccio un lavoro e noto già alcune cose che devo trattare nella sua postura per dargli elasticità perché il suo atteggiamento è di difesa e poi gli faccio una domanda: “Ma quando avevi 8/9 anni che cosa ti è successo? La maestra ti valutava? Eri valutato o svalutato? Come la vivevi?”
Lui mi risponde: “Ero profondamente svalutato perché la maestra non ci ascoltava, ci diceva solo di fare compiti e di eseguire degli ordini, ma una volta che noi li facevamo soprattutto con un gruppetto di noi non ci considerava assolutamente. Quindi io mi impegnavo, facevo ma non avevo mai un: “grazie”, “bravo”, “puoi migliorarti”, “fai schifo”…niente! Quindi io mi sentivo totalmente svalutato, anzi, anche preso in giro perché mi impegnavo per me stesso ma non ho mai avuto una gratificazione. A casa poi ne parlavo ma i miei genitori non sapevano bene cosa fare, quindi questo era quello che provavo.”
Naturalmente appena gli ho fatto la domanda, lui ha avuto subito gli occhi lucidi e si è emozionato.
Gli dico: “Ma sai che lo dico centomila volte nelle mie storie, scrivi su un bel pezzo di carta quanto stronza è stata quella maestra, scrivi come ti sei sentito e poi quel sentimento gettalo via perché appartiene al tuo passato. Poi che cosa ti devi chiedere: Cosa mi ha insegnato questa storia?”
Lui: “Mi ha insegnato che devo farmi valere!”
“Ma non è tutto qui”, gli ho detto, “Sai ti ha insegnato diverse cose, ovvero che se tu devi fare una cosa falla per te stesso, non aspettarti un bravo da nessuno. Sei tu che hai un progetto nella vita, portalo avanti e agli altri mostra semplicemente quello che tu ami fare. Basta”
Lui molto contento cambia gli occhi, sguardo e postura in un quarto d’ora. Ho fatto vedere la foto alla sua mamma che mi ha detto: “Ma come è possibile questa cosa!”
È possibile perché il suo corpo finalmente è uscito da un atteggiamento di: vivo in difesa, nessuno mi ha mai valutato, nessuno mi ha mai detto “Bravo”, nessuno mi ha mai considerato ma adesso so cosa devo fare e quello che faccio lo faccio per me e basta.
È una storia bella perché mi emoziona sempre parlare con dei ragazzini e mi emoziona sempre vedere che nei loro occhi è come se facessero un pieno di energia e ritrovano sé stessi e tutta quella forza che deve avere un ragazzo.
Quindi è una brevissima storiella che mi piace condividere perché racconta dei miracoli del dialogo che poi si riflettono sulla postura.