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Stagione 2 – Episodio 6: Storia di un runner

 

Questa è la storia di un signore di circa 60 anni, runner, che viene da me in studio perchè ha una fitta alla schiena nella zona sacro-lombare.
Questo dolore ultimamente è continuo e non gli permette di migliorare i suoi tempi durante la corsa.
Ma il dolore da dove parte? E che cosa gli impedisce di migliorare la sua performance agonistica?

 

Leggi il testo completo dell’episodio:


Questa è la storia di un signore di quasi 60 anni, un runner, che viene da me in studio perché ha una fitta alla schiena sacro – lombare e ha una grande tensione dai glutei ai piedi. Una tensione talmente forte che a fare 15-20 km circa ha una sensazione di infiammazione e di pulsazione che non gli impedisce di correre, ma gli crea grande fastidio.

Ultimamente è un continuo e naturalmente questa persona non può migliorare i suoi tempi durante la corsa.

Ha quasi una sessantina di anni, in grande forma con una passione sfrenata per la corsa tale per cui vuole essere un professionista, quindi è interessante, un over ma un professionista.

Tutto questo da dove parte?

Da una trentina di anni prima dopo un episodio in cui indossa le scarpe antinfortunistica e parte il dolore ai piedi, quindi lui associa il dolore ai piedi alle scarpe.

Circa 15 anni prima c’era stato un evento di ernia cervicale poi regredito da solo e da 10 anni questo male dietro alle gambe dai glutei ai piedi.

Ma una decina di anni fa non poteva neanche correre, da due anni invece c’è questo dolorino lombare che non è mai passato fino ad oggi e i piedi molto sensibili che si infiammano quando sta fermo in piedi per tanto tempo.

La cosa interessante a parte quelle scarpe antinfortunistica e quell’ernia cervicale 20 anni prima e il dolore alle gambe, è un’ernia inguinale di due anni fa.

Il lavoro con lui è durato alcune sedute e il nostro obiettivo era quello di fare scomparire quella tensione ai piedi, alle gambe e il dolore alla schiena.

Tratto subito la parte lombare e il bacino che immediatamente guadagnano elasticità, però mi ero reso conto che aveva bisogno di rieducare il respiro e le caviglie che avevano perso la loro funzionalità.

Mi ero accorto che la respirazione aveva subito delle modifiche che però racconterò tra poco, perché è qualcosa di veramente straordinario.

Controllo anche l’intestino perché lui mi dice di avere una alimentazione perfetta, ma io voglio “metterci il naso” e naturalmente è vero, lui è una “macchina da guerra” come dico io.

Una persona veramente, veramente in forma.

Vado avanti, allungo le caviglie e tratto ancora la lombare e proseguo così fino ad un colpo di scena.

Il colpo di scena nasce dopo tre sedute dove lui mi dice: “vado bene, sto bene ho ritrovato il podio ma non riesco a migliorare il mio tempo”.

Allora faccio un lavoro molto particolare, vado a trattare la cicatrice dell’ernia inguinale che gli aveva causato forte disagio, anche perché la situazione intorno a lui era molto tesa in quel momento. Trattando profondamente la cicatrice di questa ernia inguinale parte una fitta verso i testicoli e fa fatica a respirare.

Lui mi dice che è talmente forte quel dolore, così preciso e pungente come un ago che per difendersi deve bloccare il respiro.

A quel punto si illumina e mi dice: “Sai che questo mi succede anche a correre?”

Allora quando faccio questo lavoro lui capisce che il respiro lo modifica in base a quel dolore e per migliorare un tempo ha bisogno di quell’ossigeno, ha bisogno di quel serbatoio ma non ce la fa perché il dolore è più forte, allora il corpo compensa, va in affanno e non riesce a migliorare, ovvero la parte fisica non riesce a superare questo ostacolo.

Facciamo un lavoro e quando finisco lui si sente più libero e più leggero.

Naturalmente continuo sul diaframma, continuo lo sblocco del bacino, lavoro sulle caviglie e sulle gambe, poi trovo a livello kinesiologico un battere così gli dico di andare da un medico per approfondire questa dinamica.

La cosa bella è che fa una corsa nel fine settimana con un tempo straordinario, non in pianura ma in collina.

È una storia bellissima, perché lui questo tempo mi dice che lo fa in pianura e non in collina ed è entusiasta perché quel tempo in collina significa che ha ancora benzina, che è aumentata la sua energia e che si sta avvicinando a battere quel tempo che da qualche anno non riesce a superare.

Questa storia è per dirti che a volte un respiro non è sufficiente per migliorare la performance, ma bisogna andare a vedere se c’è qualcosa che va a bloccare quel respiro.

A volte, come già sai, parlo di emozioni che vanno a bloccare il respiro, a volte parlo di paure, a volte di traumi meccanici e a volte semplicemente di rieducazione al respiro.

Il lavoro che faccio con ogni persona che vedo rimango entusiasta, perché mi insegna qualcosa.

Questa storia del runner ad esempio mi ha insegnato che ogni ferita va curata nel profondo, perché metaforicamente parlando una ferita nel profondo se non è curata provoca un effetto a distanza.

La sua cicatrice ha provocato un effetto sul respiro, che ha provocato un effetto sul tempo durante la corsa.

Sembra un po’ la canzone di Branduardi “Alla Fiera dell’est”, però è proprio così.

Quindi prima causa un diaframma tirato, seconda causa una cicatrice che interferisce su quel diaframma e l’effetto è il tempo che non riesce più ad ottenere durante la corsa.

Beh, oggi non è più così, quel tempo è alla sua portata.

Detto questo, stammi bene!

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