“È il problema di artrosi, sento artrosi, mi hanno detto che ho artrosi”: queste sono parole di Angela di 57 anni, ma diciamo che “artrosi” è una parola super in voga.
L’Artrosi è quel processo, quella calcificazione delle ossa, proprio perché, vedetela così, il corpo si protegge.
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“È il problema di artrosi, sento artrosi, mi hanno detto che ho artrosi”: queste sono parole di Angela di 57 anni, ma diciamo che “artrosi” è una parola super in voga.
L’Artrosi è quel processo, quella calcificazione delle ossa, proprio perché, vedetela così, il corpo si protegge.
Ricorda che il corpo non fa mai niente per caso, quando produce artrosi è perché c’è una iper produzione di calcio proprio per impedire che grossi carichi distruggano quel settore; è come se una casa con delle fondamenta, delle colonne di un certo diametro di 30 centimetri, piano piano vengono rinforzate, portate a 50 centimetri perché devono sopportare grossi carichi, magari dall’alto, ad esempio una piscina sul tetto.
Ok? Bene, Angela si presenta con artrosi al collo, che cosa vuole dire? Che non le permette di avere dei movimenti liberi, si sente limitata e si sente talmente inchiodata a livello del collo che ha una sensazione di essere ubriaca.
Ha formicolio alle mani, alle braccia, si sveglia di notte per questo formicolio e mi dice: “Puntualmente mi alzo a braccia in alto”, cioè lei dorme a braccia in alto, questo non le fa circolare bene il sangue e si sveglia sempre con formicolio alle mani.
Naturalmente se così si trova è perché il corpo ha un motivo per stare lì.
In più mi dice: “Non riesco ad alzare le braccia durante la giornata”, quindi voi immaginate braccia lunghi fianchi, le alza di fianco, non riesce ad alzarle più di 90 gradi, quindi al di sopra delle proprie spalle e ha un dolore alla schiena, dolore lombare, con un’irradiazione, quindi una sciatalgia verso la gamba sinistra.
La sua storia da dove inizia? Dall’età di 18 anni iniziano i dolori, quando il collo inizia a dare forti segnali di malessere insieme a mal di testa, nausea, vertigini e un senso di instabilità molto forte.
Quindi lei è 39 anni che soffre di dolore al collo, invece dall’età di 47, quindi 10 anni che soffre di dolori lombari e sciatica, e solo da 6 anni, quindi dall’età di 51 che tutto è peggiorato, decisamente peggiorato.
Nella sua vita la storia racconta che dall’età di 2 anni soffre di uno strabismo all’occhio destro e porta il bite perché altrimenti si sveglia con dolori alla mandibola perché serra i denti molto forte. La sua storia parla di una gastrite cronica, la sua storia emotiva è importante perché ha dovuto buttare giù tanti magoni, ha dovuto lavorare su se stessa per non rimuginare, perché quel rimuginare l’ha portata ad una gastrite, l’ha portata ad avere un collo vittima di un sistema.
Quel rimuginare l’ha portata proprio a stringere i denti, che significa proprio nella vita stringere i denti, è una vita dura e avanti così forte.
Allora la sua storia parla di una gravidanza, parla di un parto cesareo, di un pericolo scampato in gravidanza. Che cosa le ho fatto? Le ho trattato la cicatrice del cesareo e la lingua, una lingua vittima di un sistema insieme al diaframma, quindi taglio cesareo, trattato manualmente, cicatrice, più lavoro sul diaframma, più un lavoro di allungamento sulla lingua.
Questo lavoro porta subito a una grande tensione alla mandibola che poi svanisce e immediatamente le dà un senso di benessere al collo.
Quindi diciamo che cesareo, diaframma e lingua le danno sollievo al collo.
Inizialmente le testo il collo, le faccio un lavoro dolce dolce dolce sul collo e lei sta peggio.
Dico questo perché è stata un grande insegnamento, quando l’ho rivista mi dice: “Daniele sono stata peggio.”
Ho capito il perché. Perché il collo, nonostante abbia fatto un lavoro dolce è vittima di un sistema che adesso ti spiego come funziona.
Il collo oltre a farsi un mazzo tanto, per tantissimi anni, ha dovuto anche sopportare il mio trattamento.
Quindi ha ragione, ha ragione il tuo corpo.
Ho cambiato schema, perché la parte buona era trattare il diaframma, trattare il taglio cesareo, trattare la lingua, ma era la zona del dorso la vera vittima.
La zona delle scapole la vera vittima, dove trattando quella parte dorsale scapolare unito al diaframma, pensate bene che in una posizione in postura ben corretta, lei alzando le braccia e lavorando sul diaframma andava in crisi col collo. Questo che cosa vuol dire? Che quel collo lì era vittima di quelle spalle che non si potevano muovere di un diaframma congestionato e allora il collo andava in soccorso, si faceva al mazzo, è quella persona che corre per tutti, ma alla fine è sfinita e la domanda è chi è che corre per lui, chi è che corre per il collo, chi è che lo salva? Lavorando sul dorso e lavorando sul diaframma, quel collo ha ritrovato elasticità.
È come dire a una persona che lavora per tutti, smetti di fare questo per tutte quelle persone e concentrati su di te, lasci andare quei carichi e concentrati su di te, lasci andare quei pesi, quelle responsabilità e concentrati su di te.
La storia di questa dinamica è fantastica perché il collo è la vittima delle spalle che non si muovono e quindi appena lavoro su quelle spalle, appena lavoro sulle scapole, appena lavoro sul diaframma, appena dico al collo: “tranquillo non ti tocco, lascia andare, ho capito di chi sei vittima”, a distanza di un’altra seduta ancora è diventato un collo morbido e quindi sotto nasconde l’artrosi, è vero, ma quella limitazione è decisamente migliorata, si muove molto meglio e quella rigidità tutta un’altra storia e quel formicolio molto meglio, le spalle si muovono bene.
Ma le braccia si alzano bene adesso? no non ancora, certo, ma la direzione è buona e quel collo che soffre da 39 anni incomincia a prendere respiro, incomincia a mobilizzarsi e quel collo che aveva bisogno di creare artrosi per far fronte a dei carichi mostruosi adesso non ne ha più il bisogno.
Quella donna che doveva stringere i denti per andare avanti non ne ha più bisogno perché a volte le parole guariscono, a volte le parole sono la vera medicina dell’anima e poi del corpo. Questa è una storia meravigliosa che mi ha insegnato a rispettare il corpo, a dialogare con il corpo, mi ha insegnato che nella vita l’effetto non è mai là dove è la causa.