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Stagione 2 – Episodio 46: Il primo incontro non si scorda mai

Il primo incontro non si scorda mai.
Storia di Germana, 60 anni quasi. Lei viene da me perché ha rigidità dal collo alle spalle, è una costante contrattura Di solito il fastidio medio giornaliero è 3-4 e poi ha episodi acuti di dolore al collo con mal di testa. Una volta al mese circa.
Altro dato importante, vertigini se non tiene la testa davanti a sé, dritta come un cavallo coi paraocchi. Poi mi dice: “Ho avuto anche episodi di nausea, vomito, collassi in seguito alle vertigini. Devo dirti Daniele che c’è un episodio che mi ha cambiato la vita, dove ho avuto una grande paura di morire e paura di addormentarmi”.

 

Leggi il testo completo dell’episodio:

Il primo incontro non si scorda mai.

Storia di Germana, 60 anni quasi. Lei viene da me perché ha rigidità dal collo alle spalle, è una costante contrattura Di solito il fastidio medio giornaliero è 3-4 e poi ha episodi acuti di dolore al collo con mal di testa. Una volta al mese circa.

Altro dato importante, vertigini se non tiene la testa davanti a sé, dritta come un cavallo coi paraocchi. Poi mi dice: “Ho avuto anche episodi di nausea, vomito, collassi in seguito alle vertigini. Devo dirti Daniele che c’è un episodio che mi ha cambiato la vita, dove ho avuto una grande paura di morire e paura di addormentarmi”.

Questo è successo a 42 anni, dove c’è stato ricovero per svenimento, ha vomitato per 24 ore.

Insomma, diciamo, un episodio molto, molto, molto forte perché da lì è arrivata proprio la paura. E poi, come in prima battuta, emerge che da bambina ha vissuto con una zia schizofrenica dove lei si è sentita tanto in colpa perché da bambina ha sentito cose che non doveva ascoltare, ha provato dispiacere per quella bambina e subito dopo, a 9-10 anni, è proprio da lì che partono i mal di testa e le vertigini.

Pensate, è un’infanzia dura, però tutto ha un senso.

 

Dall’età di 25 anni emerge poi anche un’ernia iatale.

Ma questo primo incontro? Questo primo incontro è stato fortissimo, tanto che lei quando torna mi dice: “Daniele, io oggi sono qui, non sapevo se tornare perché la mente mi diceva che dovevo stare a casa. È stato troppo forte, ma a livello di anima il mio cuore mi diceva vai perché c’è qualcosa da scoprire, c’è qualcosa da fare per migliorare e per star bene”.

 

E allora l’ho ringraziata tanto e le ho detto: “Grazie, grazie perché sei qui, perché ti sei data la possibilità di evolvere, di migliorare e grazie perché mi hai permesso di fare quello che ho fatto. E quindi siamo qua per migliorare”.

Bene, andiamo avanti.

Mentre lei mi parla disegno, disegno un albero con una linfa un po’ limitata, perché le dico: “Tu sei al 60% di linfa, ma quel 40% che ti manca è perché la mamma e il papà quando li hai persi non hai mai accettato la loro perdita e quella linfa, quell’energia vitale che viene da loro l’hai persa, l’hai interrotta. Allora fai una lettera ai tuoi genitori perché comunque li pensi, li ami. Scrivigli tutto quello che vuoi.

In più, perché facendo così ti vai a riprendere quel 40% di linfa che hai smarrito. Ritrovi la forza vitale, l’energia vitale, la vitalità. In seconda battuta scrivi tutte le credenze sulla zia.

Buttale via tutto quello che hai pensato, il fatto che non dovevi ascoltare alcune cose, che ti sei sentita in colpa, getta via. Lì eri una bambina che non sapeva che cosa fare e hai fatto del tuo meglio. Metti in pace quella parte della tua bambina”.

 

Poi iniziamo a fare quello che stiamo facendo. Perché poi queste dinamiche emergono sempre durante il respiro quando il diaframma viene sempre sollecitato, interrogato. La metto in postura, lavoro il collo, lavoro il collo nella parte medio superiore e sta meglio.

Ma poi quando le tratto il diaframma, alla parte destra del diaframma impazzisce un male cane, anche facendo poco e niente. I suoi occhi si chiudono, si chiudono, si chiudono. Apri, chiudi, apri e si chiudono, apri e si chiudono.

Le dico apri quegli occhi e si chiudono. Non riesco Daniele, non riesco. Io le dico apri, apri, apri, tieni aperti.

Li tieni aperti, li tieni aperti, si sforza come se uno non dorme da 48 ore. Dopo pochi istanti che li tieni aperti, parte un grande pianto e chiude gli occhi e mi dice: “Perché non voglio vedere. E qui la riporta quando è bambina”

E continuiamo seduta dopo seduta a lavorare sul diaframma, sugli occhi. E mi dice a fine seduta: “Mi sento stanca, molto stanca, non ho nessun dolore ma sono spossata. Mi sento molto libera di pancia e ho guadagnato nella mia elasticità”

Ma quel diaframma che cosa sta a significare? Il diaframma sinistro? Gli occhi, gli occhi comunicano ed impediscono la comunicazione con lo stomaco. Praticamente lei chiude gli occhi per non dialogare con lo stomaco. Come anche quell’ernia iatale, non gli vanno giù cose che lei non ha mai voluto vedere.

Pensate al suo dialogo, lei non voleva vedere cose e c’erano cose che non voleva che vedesse. E quindi la relazione cervicale, occhi, diaframma, stomaco, un tutt’uno in un mix deleterio. Ho continuato a lavorare il collo, ho continuato a lavorare le prime dorsali in relazione alla paura di quell’episodio che le ha cambiato la vita.

E durante questi vari passaggi lei mi dice: “sono felice che non mi sia mai partita una nausea e una vertigine, se non un episodio insieme al male al collo, ma veramente raro”.

E poi manomano che andiamo avanti riferisce attacchi di panico. Questi attacchi di panico partono da tante situazioni del passato nel quale lei si è sentita costretta a stare lì ed è stata lì.

Quindi le mancava l’aria, lo spazio vitale, aria, ossigeno, bloccata là.

Quindi abbiamo lavorato sul diaframma e mano a mano che lavoravamo sul diaframma emergevano situazioni dove lei era in trappola, dove non si poteva muovere. E qual è il panico di oggi? Che se deve andare in chiesa non ce la fa, ha paura di tutto, deve uscire se c’è gente.

E quindi mano a mano che lavoravamo sul diaframma emergevano delle situazioni antiche dove lei è rimasta bloccata e io le dicevo poi: “vai a casa e scrivi, vai a casa e scrivi, vai a casa e scrivi”.

Passa tempo, passano due, tre settimane, forse quattro, torna e mi dice: “sono molto contenta, molto buono. Alla mia età, quasi 60 anni, non ho mai avuto uno stato di benessere così.

Tanto che Daniele sono andato in chiesa per una occasione e avevo paura di andare perché di solito voglio sempre mio marito. Ma sono andata da sola e sono stata bene. Mi sono meravigliata di questo”.

Pensa che libertà di una persona, nelle cose semplici.

“E poi ti dico una cosa, le vertigini? Solo ho avuto un episodio perché avevo tensione al trapezio destro e sono partite anche le vertigini, ma non è mai capitato nessun episodio a sé stante. Una cosa fantastica”.

La cosa più bella di tutto questo è che una persona ha ritrovato la libertà di andare in chiesa. Pensate alle cose semplici.

Noi pensiamo sempre a cose straordinarie, ma la vera cosa straordinaria è fare le cose semplici nella massima libertà.

Brava a te Germana, brava a te e a chi come te ha il coraggio di riprendersi la propria libertà perché star bene è libertà.

 

 

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