Come può una donna di 56 anni avere prestazioni di un ragazzo di 25-30 anni?
Questa è la storia di Elena 56 anni, appassionata di crossfit, una donna imprenditrice impegnata nel lavoro che quando entra in studio da me ha dolore sacro, gluteo destro, un’anca che le duole tanto e le fa male, un’anca che la fa zoppicare non solo nel crossfit, ma che la limita nella vita quotidiana.
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Come può una donna di 56 anni avere prestazioni di un ragazzo di 25-30 anni?
Questa è la storia di Elena 56 anni, appassionata di crossfit, una donna imprenditrice impegnata nel lavoro che quando entra in studio da me ha dolore sacro, gluteo destro, un’anca che le duole tanto e le fa male, un’anca che la fa zoppicare non solo nel crossfit, ma che la limita nella vita quotidiana .
Alla mattina si sveglia con un dolore per più di un’ora, un’ora e mezza e alla sera a fine giornata uguale, zoppica e le fa male e, venendo al crossfit, la limita nel movimento del pit stop mi sembra che si chiami quindi uno squat, una cosciata completa dove su una gamba sola si tocca a terra fondamentalmente, si va in una cosciata completa e ci si rispinge per risalire con una gamba sola questo movimento è impossibile.
Ma non finisce lì, perché Elena ha un dolore al gomito destro che le impedisce di prendere i contenitori dallo scaffale in ufficio e poi ha un prurito alle braccia che insiste da tanti anni.
Bellissima storia, perché è un incrocio tra un’emozione che si porta da ragazza, una separazione che la porta a vedere le cose da un altro punto di vista, quindi una parte emotiva complicata da una parte meccanica, ma perché questa donna ha questi dolori?
Lei fondamentalmente dopo il lavoro che abbiamo fatto scopre cose interessanti.
Ma veniamo al dunque, le tratto la zona sacrolombare della schiena perché durante un esercizio anni prima ha sentito una fitta profonda e da lì a poco è iniziato un dolore all’anca questo dolore all’anca si è manifestato fondamentalmente per sfuggire a quel vecchio dolore provocato da quel movimento strano e il gomito destro?
Lavoriamo una spalla che ha difficoltà a muoversi e quel gomito ci rimette perché quella scapola non è libera di fare il movimento che deve, il collo segue questa scapola che tira e tira è accorciata, il gomito segue poi come il vagone di un treno tutta questa dinamica e il gomito ci rimette.
Lavorando quindi sulla scapola il gomito migliora, lavorando sulla zona sacrolombare migliora, poi perde un po’ di terreno e poi migliora di nuovo.
Allora decido di aumentare la frequenza del lavoro e la vera svolta si ha quando le tratto il diaframma, ma non normalmente, lo tratto con dolcezza perché quel diaframma è un muro ha una resistenza pazzesca, è un atleta ha 56 anni ma i suoi abdominali sono un muro.
Mano a mano che questo muro le permetto di lasciare andare di ammorbidirlo emerge qualcosa di forte un’emozione che si porta dentro, lei mi dice queste parole: “Sento angoscia, la stessa emozione di quando mi sono separata”.
Praticamente lì dentro quel muro era una difesa e lei mi dice: “Mi sento una donna in un corpo di un uomo, un uomo in un corpo di una donna”.
Fondamentalmente lei ha dovuto creare una barriera, ha dovuto creare una grande muscolatura per difendersi per proteggersi da una debolezza che l’aveva messa a dura prova nella separazione, una debolezza che non doveva far vedere alle figlie che stava crescendo, che non doveva far vedere al lavoro che stava cambiando.
Quindi una donna chiusa dentro a un corpo per far emergere l’aspetto maschile e forte.
Appassionata di crossfit dove è diventata fondamentalmente una dipendenza ma dopo aver capito questo che cosa succede?
Succede che lei oggi fa crossfit, ama fare crossfit, ma le sta passando quella dipendenza perché ha capito che è una donna, si sente più donna e sente di voler far riaffiorare quella ragazza quella donna che ha sofferto.
Pensate la dinamica che quel diaframma che lascia andare è la causa di questo problema di questo dolore all’anca.
Quella causa ha poi trovato terreno con un forte dolore lombare dovuto ad un movimento sbagliato.
Quindi il diaframma è la causa, caricato dalle lombari traumatizzate e le vittime che sono diventate le scapole chiuse bloccate da un respiro bloccato insieme ad un’anca.
Fondamentalmente era in un vicolo cieco dove il corpo non le restava che manifestare dolore.
Tanto che l’ultima seduta che l’ho vista mi dice: “Fisicamente mi sento allineata nella postura, sono più a sinistra rispetto alla solita destra, ed emotivamente come se avessi buttato via un cestino di rifiuti dalla pancia. AAAAhh..poi mi sento la zona lombare più distesa”
Spettacolo, ma non è finito, perché dopo il lavoro del diaframma torna e mi dice: “Daniele ho aumentato la performance, non solo riesco a fare i pit stop, quelli squata una gamba sola e sono stata quella che ne ha fatto di più di tutti in tutto il gruppo, ma riesco a fare anche un esercizio dove da in verticale mi devo spingere appoggiata al muro in alto quindi devo sfruttare la forza delle gambe degli addominali e delle braccia per spingermi in alto. È qualcosa di incredibile, nonostante mi sia allenata tanto è solo dopo questo sblocco del diaframma che ho ottenuto questo grande risultato e altra cosa è quell’anca al mattino non più un’ora e mezza di zoppicare non mi succede più lo recupero in dieci minuti quindi mi sveglio che un po’ zoppico ancora sì ma in dieci minuti recupero e alla sera la stessa cosa in dieci minuti recupero qualcosa di meraviglioso”
Dove un’anca incomincia a essere libera un gomito oggi le permette di prendere i suoi contenitori in ufficio senza dolore di fare attività fisica senza dolore e fondamentale quel diaframma che libero le ha permesso di scovare delle parti di sé che non aveva accettato: come il litigio con la mamma e con il papà, il fatto che per giudizio le aveva copiati e quindi aveva replicato il comportamento nel rapporto che ha avuto con un uomo tanto che è andato incontro ad una separazione, tutta questa consapevolezza unito al mio lavoro e come dico sempre unire le parole alle mani ha creato qualcosa di magico, d’altra parte star bene è una magia.