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Stagione 2 – Episodio 24: I dolori insegnano

Una ragazza di 40 anni arriva in studio da me con una serie di disagi e malesseri molto importanti, durante la prima seduta attraverso la linea del tempo andiamo a ritroso e cerco di capire quali sono le cause.
Molti dei suoi malesseri partono dall’intestino che è infiammato, quindi le tolgo alcuni alimenti e poi nel corso delle sedute lavoriamo su alcune cose davvero interessanti.

 

 

Leggi il testo completo dell’episodio:

Una ragazza si presenta da me in studio, ha 40 anni e mi dice: “Guarda, il mio problema è la Spondiloartrite sieronegativa” ma che cosa vuol dire?

La Spondiloartrite è una patologia infiammatoria a carico di tutte le articolazioni, ma non è finita li perché inizia parlare e comincia dicendo: “Sono messa malissimo, ho dolori dappertutto, non riesco a dormire, ho mal di testa molto spesso, soffro di attacchi di panico da quando ho 17 anni (quindi sono passati 23 anni), ho un dolore e formicolio che dalle scapole si irradia verso il collo prendendo anche spalle, bracci e mani. Di notte non resisto, ho la lombare che mi fa male insieme alla gamba sinistra e poi ho un fuoco sotto la pianta dei piedi.”

Beh, insomma, l’inizio non è dei migliori, puoi immaginare questa persona che arriva in studio e scarica una serie di disagi e malesseri veramente importanti.

Ma la cosa bella qual è, che la prima seduta che facciamo in studio è la solita mia analisi del malessere e andiamo nella scala del tempo.

Capisco che buona parte del disagio parte dall’intestino e allora vado a lavorare manualmente sullo Psoas, che è quel muscolo che indica lo stato di benessere dell’intestino, che è infiammato.

A quel punto andiamo a fare la kinesiologia sugli alimenti e le consiglio di evitarne alcuni, come il latte e derivati, alcuni tipi di frutta perché vanno ad irritare l’intestino, le dico di evitare il riso che sembra un alimento buono e invece in lei crea fermentazione, poi le dico di evitare crostacei e molluschi.

Poi che cosa succede, nella prima seduta parlo anche di una parte emotiva, perché lei è come se fosse sempre stata guidata da altri; i suoi genitori hanno sempre preso in mano la sua vita e lei non l’ha mai gestita, è come se fosse un passeggero in macchina.

Come dire, è abituata a vivere la vita di altri al punto che la sua vita però non sa di viverla e non sa come gestirla è insoddisfatta perché perde tempo e vive di sensi di colpa: “se avessi fatto questo piuttosto che quello” “se avessi pensato a me e non a lei” etc…

Quindi lei fondamentalmente sta vivendo una vita fuori posto, talmente fuori posto che è lei l’uomo di casa e il suo uomo è la donna di casa, è divertente no?

Quindi non vive nel suo ruolo, non si sente in grado di rivestire i suoi panni. È interessante!

Che cosa le dico di fare?

Semplicemente le dico: “Intanto togli quei cibi come già ti dicevo, come crostacei e i molluschi etc.. fai questo, poi inizia a crearti un distacco sano dai genitori in modo che inizi a vivere la tua vita anche se è qualcosa di strano per te. Poi parla con tuo marito e inizia a chiedere che rivesta un ruolo più da uomo e che ti lasci meno carichi addosso”.

Così lei mi dice: “Va bene, lo faccio perché è giusto così”

Ci vediamo alla seconda seduta, dove lei mi riferisce di avere azzerato il dolore alla schiena e alla gamba sinistra e finalmente non è obbligata a stare seduta e può alzarsi e camminare.

Allora le lavoro non più solo l’intestino come nella prima seduta, ma le lavoro il diaframma perché la riporta a quegli attacchi di panico all’età di 17 anni.

Ma quale era stato il problema?

Diverse cose, a 17 anni aveva avuto una mamma che non stava bene e aveva avuto la paura di perderla, era stata lasciata dal ragazzo e non aveva mai accettato questa scelta.

Allora questa paura per la mamma e il mancato “nutrimento” affettivo da parte del ragazzo hanno fatto si che da quel momento lei ha iniziato a mangiare e ad ingrassare.

Questo è molto interessante perché lei quando capisce questo, comprende perché quando si sente sola mangia, perché la riporta a quel momento di distacco, di paura e di carenza di affetto.

Poi, altra cosa, questa grande paura dell’errore, non ammette l’imperfezione così si autopunisce e si svaluta, allora questo dialogo la porta a creare consapevolezza e ad amare l’errore in quanto è proprio l’errore che le permette di migliorarsi giorno per giorno. È l’accettazione di sé che le permette di andare in amore verso sé stessa ed è proprio l’amarsi che le permette di nutrirsi del proprio amore.

Allora le lavoro il diaframma, le lavoro la zona dorsale alta perché è legata alla respirazione, ai polmoni e al cuore che sono in parte collegati al diaframma e le lavoro la cervicale, perché soprattutto il distretto alto cranio-cervicale va a lavorare sullo stato di benessere della persona.

In merito a questo, io parlo sempre del mio dispositivo che è Codice 32.

Codice 32 è il dispositivo che ho inventato appunto per star bene, l’ho fatto su di me e agendo su punti di pressione precisi sul collo va a creare uno stato di benessere, a calmare piccoli stati d’ansia e va a diminuire le aritmie e le extrasistoli, regolarizza il ritmo respiratorio e circolatorio, allenta gli stati di stress.

Dopo questo lavoro lei si sente meglio e andiamo verso la terza seduta.

Ma come sta alla terza seduta?

La gamba ancora benissimo, zero dolore e zero dolore lombare. Ah, lei è insegnante alla scuola materna e quindi fa grandi fatiche, ma nonostante questo il dolore è zero.

Le scapole e il collo sono migliorate di un 50% anche se il formicolio di notte rimane ancora alle mani e i piedi sono migliorati del 50%. Ti ricordo che il fuoco sotto i piedi la faceva impazzire, invece adesso di notte può dormire, ha un sonno più riposante ma non ancora al 100%.

Diciamo che questa storia, nel giro di 3 sedute è cambiata e che cosa mi ha insegnato? Tanto.

Lei occupandosi dell’educazione di tanti bambini doveva andare in contro alla sua parte bambina, alla sua parte ferita, a quella bambina che ha visto la mamma soffrire, a quella bambina al quale è mancato affetto.

Quindi mi ha insegnato che ogni giorno noi dobbiamo osservare quello che ci capita e che ci accade, perché rispecchia la nostra vita. È come se guardassimo un film, ma non un film straniero, uno che ci riguarda.

La domanda è: “Che cosa c’è che devo ricordare della mia vita? Che cosa c’è che devo accettare della mia vita? Che cosa c’è del mio comportamento oggi che posso cambiare, accettarlo, amarlo e migliorare?”

L’esperienza di questa quarant’enne insegnante mi ha insegnato che se ho fame improvvisa devo chiedermi che cosa mi manca, mi ha ricordato che ho un ruolo di uomo importante e con mia moglie devo cercare di essere un uomo forte in modo da alleggerirla il più possibile. Mi ha ricordato quanto sia importante sentirsi al posto giusto nella vita, nel lavoro, negli affetti.

Diciamo che questa storia è veramente toccante, anche perché lei quando aveva una mamma che stava male non lo riusciva ad accettare e quindi le è piombato addosso il malessere della mamma.

Allora accettare quel malessere e fare del proprio meglio, sicuramente è una strada meno avventurosa. Quel ragazzo che l’ha lasciata lei non l’ha accettato, invece accettare quel distacco la porta ad un cambiamento di vita.

Diciamo che le parole chiave sono accettare, comprendere, evolversi e migliorare perché Star bene è migliorare, Star bene è crescere sapendo che è una grande avventura.

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Sono questi i contenuti che pubblico insieme a qualche post positivo, a volte un po’ provocatorio che ti spinge a guardare in una direzione, quella dello STAR BENE