Questa è la storia di un ragazzo che aveva un sogno, quello di andare in Giappone ma tante paura che lo bloccavano e gli impedivano di intraprendere questo viaggio.
Attraverso l’unione delle parole alle mani, attraverso il respiro e grazie a Codice 32 lo stato depressivo in cui si trovava e la grande paura che aveva sono scomparsi e dopo qualche mese lui è riuscito a prenotare il viaggio che tanto desiderava fare.
Leggi il testo completo dell’episodio:
Un ragazzo vuole andare in Giappone, avrebbe sempre voluto andare in Giappone ma ha paure da risolvere e non è mei riuscito a realizzare quello che desidera.
Allora ti parlo di questo viaggio e lo faccio durante un viaggio in macchina.
Sono in coda e mi viene in mente lui, questo ragazzo di 23 anni che viene da me in studio e mi dice: “Guarda Daniele, io ho fitte al petto che mi prendono fino sotto le ascelle e poi non respiro bene, mi sento sempre in affanno e soffro di attacchi di panico”, questo negli ultimi anni e poi mi dice che riesce a respirare bene solo dalla bocca e che non riesce a respirare dal naso.
Quindi che cosa facciamo?
Intanto la solita cosa…dialogo, dialogo e ancora dialogo… e già emerge qualcosa di interessante di cui ti parlerò tra poco; poi inizio a lavorare con lui come solitamente non faccio, ovvero lo metto su Codice 32.
Iniziamo la seduta su Codice 32, il dispositivo che ho inventato per il benessere del collo, delle spalle e soprattutto del nervo vago, perché capisco che questo ragazzo è in uno stato di stress cronico.
Allora lo faccio respirare molto tranquillamente, in questo momento non sono io a lavorare sul diaframma ma guardo e osservo, passano 5 minuti e dopo questo tempo lui inizia a dirmi: “Mi sento meglio!” e gli viene da sorridere, un mezzo sorrisino…perfetto!
Tolgo Codice 32 e gli dico: “Bene, adesso iniziamo a respirare seriamente”, inizio il vero lavoro con il diaframma e dopo circa 15 minuti lui si rialza in piedi e mi dice: “Daniele mi sento con le spalle più aperte e di solito non è mai così, non mi sento gobbo e poi mi viene da sorridere. Ma che bella sensazione!”
Questa è la prima seduta, quindi è un approccio sul respiro, sul dialogo e come dico sempre unisco le mani alle parole.
Poi che cosa ho fatto ancora? Sono altre due le sedute che faccio insieme a lui perché abbiamo un sogno, quello di andare in Giappone e guarda caso lui viene da me perché soffre di attacchi di panico e ha paura dell’aereo e io che cos’ho? Ho un po’ paura dell’aereo e qual è il viaggio che mi piacerebbe fare da una vita? Il Giappone!
Quindi lui è venuto da me per ricordarmi che devo ancora lavorare su di me per andare in Giappone e un passo verso questo viaggio l’ho fatto, appunto, andando verso di lui.
Bene, riprendo: durante il dialogo e attraverso il respiro emerge il fatto che lui soffre l’abbandono e soffre il rifiuto, ma da quando parte questo? Da quando la mamma era in gravidanza e quando aveva 6 o 7 anni l’ha rivissuto attraverso una bambina che gli piaceva ma che si è dimenticata subito di lui andando da un altro bambino. Lui questa cosa a quell’età l’ha sofferta molto perché era un bambino e questa bambina gli piaceva molto, ma da dove parte il problema?
Dalla mamma che in gravidanza aveva un marito che era sempre in giro per l’Europa e lei si sentiva sola, con un bimbo in pancia e aveva paura dell’abbandono, aveva paura che il marito la abbandonasse o rifiutasse.
Allora gli ho detto di andare dal papà e di fare pace con lui, perché in qualche modo era arrabbiato con lui e guarda caso lo riportava al suo datore di lavoro, al suo capo reparto.
La cosa bella? È che avendo fatto pace con il capo reparto è andato in accordo con il papà che l’ha accolto nella sua azienda senza più creare uno scontro.
L’altra cosa era che per quel rifiuto e abbandono doveva andare a fare pace con la mamma, quindi questo dialogare e parlare con la mamma gli ha fatto molto bene perché ha capito quanto la mamma avesse sofferto la mancanza del papà durante la gravidanza e allora lui nel profondo è come “andato in pace” e quell’abbandono si è spento.
Quindi, ricapitolando: abbiamo lavorato sul nervo vago, abbiamo lavorato sul respiro e proprio attraverso il respiro sono venute fuori queste dinamiche e lui ha potuto chiudere un cerchio, comprendere qualcosa che era in sospeso nella sua vita quindi fare pace con la mamma e con il papà, ma soprattutto prenotare quel volo per il Giappone.
Due o tre mesi dopo mi è arrivato un messaggio dalla mamma nel quale dice: “Io Daniele ti devo ringraziare tantissimo perché mio figlio è cambiato, si è aperto verso gli altri e ha prenotato un biglietto per un viaggio in Giappone che sarebbe stato impossibile fino a 3 mesi fa.”
Questa storia la dedico a lui e anche a me perché sarà un viaggio sicuramente da fare, una terra da esplorare, un mondo da conoscere. Poi lo dedico a tutte quelle persone che scelgono di avere coraggio e non di avere paura. Anzi ti invito ad andare verso il coraggio, verso l’amore e verso il rispetto che hai di te stesso, perché la paura è un freno che hai nei tuoi confronti. La paura è un blocco che hai verso te stesso ed è una castrazione, allora cerca di scegliere l’amore per te stesso, scegli il coraggio perché portano all’apertura e alla condivisione.
Questo è il linguaggio dello Star bene, del nervo vago e di Codice 32.
Detto questo, Buon viaggio!
Stammi bene!