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Storie straordinarie raccontate da un osteopata
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Stagione 2 – Episodio 21: Storia di Giulia

Questa storia parla del peso di dover crescere in fretta, delle troppe responsabilità che da adolescente le erano state imposte e che con il tempo l’hanno portata nella vita a farsi carico di responsabilità non sue, provocandole ansia stress e “mancanza di ossigeno”

 

 

Leggi il testo completo dell’episodio:

Questa è la storia di una vecchia amica che non sento da tanto tempo e che torna da me in studio dopo anni, perché l’ultima volta che l’avevo vista anni fa l’avevo provocata con il mio modo di fare; invitandola ad avere un cambiamento e naturalmente questo è stato un po’ provocatorio.

Quel giorno mi rispose che non era ancora pronta, sono passati anni ed è tornata. Che cosa è successo?

È tornata perché è in grande difficoltà, come tanti anni prima ha un dolore al ginocchio poi ha le spalle bloccate, ha mal di testa e soffre.

Sta vivendo una situazione particolare e singolare in cui si sente da sola, così con lei inizio un lavoro come spesso faccio dal diaframma.

Il diaframma è molto importante in questo caso perché lei si sente nella sua vita compressa, stretta e sente che tutte le situazioni la opprimono: il marito, il lavoro etc.. e si sente un pochino sola. Ecco che allora capisco che le manca fondamentalmente ossigeno nella vita e parto lavorando sul diaframma e su questo aspetto.

Lavorando sul diaframma emerge un dato interessantissimo: ha una crisi emotiva di pianto e praticamente ha una immagine nella quale si ricorda che sua mamma ha riversato tutta la sua sofferenza su di lei.

Mi spiego meglio

Quando era una bambina con tante sorelle, lei si è dovuta prendere carico nell’adolescenza di sorelle, fratelli quando era ancora solo una ragazzina e si è vista soffiare via l’adolescenza per un carico di responsabilità che non aveva scelta se prendere o meno.

Ecco che allora sua mamma non essendo in grado di gestire questa cosa ha riversato su di lei le sue preoccupazioni e l’ha caricata di responsabilità infinite e da quel momento, fino ad oggi si è ritrovata a dover gestire situazioni che non sono di suo carico, ma ne prende tutto lo stress emotivo.

Ecco che parlandole l’ho avviata ad un dialogo verso la sua mamma, pieno di amore e consapevolezza e chiarezza.

Un primo passo che lega il diaframma alla mamma.

Ci vediamo più avanti e nelle sedute successive lavoro il tratto cervicale e lavoro un altro punto fondamentale in questo caso che è il nervo vago, perché è in uno stress emotivo molto importante.

I suoi organi stanno soffrendo, la sua digestione sta soffrendo, il suo stato emotivo e immunitario ne stanno risentendo. Insomma, è un corpo che soffre.

Allora mi appoggio nella zona cervicale in due punti precisi che sono quelli in cui lavora Codice 32, il dispositivo che ho inventato.

Codice 32 va ad agire proprio sul nervo vago ed ecco che è utile quando si ha mal di testa, tensioni al collo o stati depressivi e ansiogeni, un po’ come in questo caso.

Ma torniamo al discorso di prima.

Quando vado ad appoggiare le mani sul distretto cervicale parte immediatamente uno stato di angoscia profondo, tanto che quasi le manca il respiro, ma il mio contatto è estremamente dolce.

Le manca il respiro e la invito a dire che cosa succede e cosa sente, così lei mi dice: “Angoscia, una angoscia talmente forte che è come un sasso in gola”.

Lei continua a respirare e io continuo a lavorare sulla cervicale in modo dolce e attraverso un dialogo tranquillo e rassicurante piano piano questo sasso in gola da 10 passa a 8, poi 7, 6 e rimane così.

Allora le dico di fare una cosa molto bella, ovvero di prendere un sasso e di scrivere tutte le cose che le hanno provocato angoscia, legarle a quel sasso e buttarle in un fiume.

Perché era giusto che si liberasse di questa sensazione.

Nelle sedute successive continuo a trattarla sulla cervicale perché prova ancora angoscia e ha quel diaframma che ha bisogno di essere sbloccato.

Ma le cose stanno iniziando ad andare meglio: il dolore alle spalle è calato e sta recuperando la mobilità, il dolore all’intestino è diminuito e con esso anche il problema alle ginocchia.

Insomma, diciamo che nel giro di 3 o 4 sedute le cose vanno meglio.

Quando faccio il lavoro sulla cervicale, lei continua cmq ad avere delle immagini e delle visioni e mi dice: “Me lo ricordo con papà, io non mi sono mai sentita compresa dal mio papà e quindi da una parte avevo una mamma che mi caricava di responsabilità e dall’altra un papà che non mi capiva, che non capiva quello che dovevo fare. Non ero io la mamma, ero una bambina” e piangeva “non ero io la mamma, ma io dovevo occuparmi delle mie sorelle e il papà non mi capiva…era via per lavoro e era impegnato” e avanti così.

Allora le ho detto di andare a parlare anche con il papà e di abbracciarlo, dirgli che hai capito e di ringrazialo.

Questa è una storia dolce, molto dolce.

Una storia che parla di una amicizia di tanti anni prima, talmente forte che poi la vita ci ha rimesso in contatto dopo anni e la provocazione fatta anni prima, in questo momento la ragazza è stata pronta ad accoglierla, a mettersi in discussione e a ricevere informazioni ancora più toste. Mi ha detto: “Me lo aspettavo questo da te”.

Diciamo che è una storia che mi ha insegnato ancora di più a dar valore all’amicizia e che a volte bisogna saper dare alle persone qualcosa di più senza pensare a ricompense o cose del genere, perché è la vita stessa che ti premia se fai una cosa con il cuore.

Quindi ti invito, a te che ascolti e leggi queste parole, a fare le cose non solo perché sei pagato per quello che fai, ma prima di tutto a farle per amore sentendo con il cuore quando è ora di andare oltre i confini, perché è la oltre i confini delle cose logiche che puoi ricavarne un contenuto fuori dal comune.

Quindi ti invito a salire oltre le montagne, a scavalcare l’ostacolo della mente, ad ascoltare il cuore e a fare quello che lui ti dice.

Perché a volte veramente basta una parola, uno sguardo o un tocco, ed ecco perché io dico che nel mio metodo unisco le parole alle mani.

Star bene è unire le parole alle mani.

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