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Stagione 2 – Episodio 14: La testa dentro un casco stretto

 

Una ragazza viene da me in studio, ha 37 anni e la prima cosa che mi dice è: “Ho la testa in un casco stretto! Sono tesa e tutta contratta dalla testa fino alla zona lombare. Non è finita qua Daniele, il mio sonno è scarso, l’energia è bassa e ho anche acidità di stomaco”. Ma pian piano durante le sedute troviamo una soluzione per farla andare verso il benessere.

Un bel casino all’inizio, no?

 

Leggi il testo completo dell’episodio:

Una ragazza viene da me in studio, ha 37 anni e la prima cosa che mi dice è: “Ho la testa in un casco stretto! Sono tesa e tutta contratta dalla testa fino alla zona lombare. Non è finita qua Daniele, il mio sonno è scarso, l’energia è bassa e ho anche acidità di stomaco”.

Un bel casino all’inizio, no?

Ma soprattutto questa testa in un casco stretto che si unisce a una tensione temporo-mandibolare, ovvero stringe i denti di notte con dolore ad una mandibola e fastidio ad un orecchio.

Partiamo con l’analisi di questa storia e andiamo sul pratico: l’alimentazione è il dato che emerge, quindi questa ragazza ha un’alimentazione che non è propriamente alcalina, anzi è un po’ acida; fa una vita sociale e quindi diciamo un po’ viziosa anche se è comunque attenta.

La mando quindi da un kinesiologo che fa le sue valutazioni e nota che è da sistemare l’ambiente intestinale e l’ambiente dello stomaco. Quindi ci sono parassiti che interferiscono con il suo equilibrio.

La prima cosa che facciamo è quindi correggere l’alimentazione e la sistemazione di tutto quel sistema parassitario che non è in equilibrio.

Fatto questo lavoriamo sul suo diaframma, riequilibrio in termini di respiro perché lei mi dice: “La mia ansia sociale è da 0 a 10…10!” Quindi lavoriamo sul respiro, sul lasciare andare e vado a lavorare sul nervo vago, attraverso Codice 32, il dispositivo che ho inventato e attraverso le mani, che esercitano pressioni sulla parte altra del collo alla base della nuca per creare uno stato di rilassamento.

Passo a paso dopo una o due sedute, viene fuori che lei è stata fortemente svalutata sul piano emotivo da un ragazzo quando aveva 22-23 anni, poi è stata come “bullizzata” dalle compagne di scuola. Quindi è stata tanto giudicata da ragazza, soprattutto dalla figura femminile.

A quel punto le faccio elaborare la cosa e le faccio scrivere su carta igienica quello che ha subito come il giudizio delle ragazze e la svalutazione in amore del ragazzo.

Continuiamo a fare un lavoro di diaframma e di cervicale, sul collo lei torna e mi dice che è migliorata: è sparita la tensione alla mandibola e il collo va decisamente meglio; mal di testa ridotto, il sonno è migliorato come anche l’energia.

Non ha più acidità di stomaco, però da li a qualche seduta rimaniamo ad un punto fermo, diciamo che abbiamo ottenuto un risultato ma non più migliorato.

Allora un giorno la invito e le dico: “Ho bisogno di fare un lavoro un po’ più profondo con te, sei disponibile?”

E lei mi dice: “Certo”

Quando andiamo a fondo nella questione le cose si fanno molto interessanti.

Ripeto: lei ha 37 anni e ansia sociale 10, quando arriva.

Quando ci rivediamo per l’ultima seduta lei mi dice: “Ad oggi la mia ansia sociale da 10 è 6”

Un 40 % in meno.

E continua: “Però è un periodo un po’ grigio e non mi sento tanto bene…”

Allora le dico: “Fino a quando sei stata bene, eri leggera e in forma?”

Lei: “Fino a quando avevo 26 anni”

Io: “Poi quando è cambiata la storia?”

Lei: “A 27, quando nasce mio figlio e io in quel momento io divento mamma. Quando sono diventata mamma ho iniziato ad essere cervellotica, ho iniziato a preoccuparmi ad essere meno leggera e ho iniziato a sentire il peso di essere mamma”.

Che cosa succede poi, dai 27 andiamo ai 34 dove succede un altro evento.

A 34 anni, lei da un lavoro stabile e forte, dove è sempre a contatto con le persone perché fa la hostess, si licenzia. La mattina stessa in cui decide di licenziarsi ha macchie in viso e la testa le fa male.

Quel momento per lei è molto duro, ma vi spiegherò tra poco che cosa succede.

Continuiamo, a 36 anni (quindi poco tempo fa) lei inizia a rivivere le stesse sensazioni: mal di testa, un po’ di sfoghi sulla pelle, macchie in viso….ma perché?

Perché il lavoro oggi per lei è un obbligo, non è più un divertimento come quando 2 anni prima lei si licenzia ma vive la paura di essere esposta.

Cosa vuole dire questo? Si sente esposta, perché da un lavoro certo e importante si lancia in quello che per lei prima era un hobby e adesso è diventato un lavoro. Quindi diciamo che il piano B di due anni prima è diventato il piano A di oggi, ma due anni prima quando era un piano B per lei era un divertimento e un diversivo.

Quindi si è staccata da quello che era il suo piano A, perché si sentiva chiusa e obbligata su quell’aereo, ma oggi si sente chiusa e obbligata in questo nuovo lavoro che sta facendo. Ecco che ha sostituito alla passione e all’amore per quello che fa, l’obbligo.

Quando capisce questo e il fatto che la riporta a quando 9 anni prima è diventata mamma e li il giudizio dei parenti che dicevano che non era una buona mamma, poi non si piaceva per il suo aspetto fisico perché l’essere mamma l’aveva cambiata in quel momento.

Quindi la paura del giudizio e di sentirsi esposta l’aveva messa in profonda crisi e non lo aveva accettato.

La vita allora le ha fatto rivivere questo senso di inadeguatezza a 34 anni con il licenziamento e poi subito dopo a 36.

In poche parole, quando le ho fatto capire da dove è partito il disagio, quindi da quando è diventata mamma lei ha sentito immediatamente un senso di sollievo e mi ha detto nella seduta stessa: “Oggi mi sento veramente bene e liberata”.

Cos’è che abbiamo ricavato da questo dialogo?

Innanzitutto le ho detto: “Quali sono tutte le cose belle che ti ha insegnato lavorare su un aereo?”

E lei mi dice: “Le persone, il sorridere, il delegare, la gestione del tempo, il team. Cose che oggi mi sono utili”. Ma fino a quel momento lei non lo aveva capito, le rinnegava.

Poi le ho detto: “Che cosa devi lasciare andare?”

Lei: “Devo lasciare andare quella sorta di bullismo che ho subito, di maschilismo, un po’ di colleghe che mi giudicavano come a scuola. Lascio andare quel malessere fisico perché mi sentivo in obbligo”.

Praticamente lei quando ha fatto il lavoro sull’aereo ha attraversato due fasi: una negativa e una positiva e naturalmente poi da li si è staccata e ha fatto il suo nuovo lavoro.

Allora quando è nato suo figlio ha vissuto le stesse due fasi: prima serena dove era meno cervellotica, era leggera, una ragazzina diciamo e poi è diventata cervellotica, giudicata dagli suoceri, giudicata da sé stessa perché si vergognava del suo aspetto fisico.

Allora quando capisce tutto questo è come se il suo fardello si lascia andare, lo fa cadere alle spalle e si sente più in diritto di giocare, di essere libera e leggera anche nella coppia. Perché lei in questo momento nella coppia è un po’ pesante, è sempre nel dovere.

Allora le dico: “Lascia andare tutto quello che è negativo e fai la mamma leggera. Lasciati andare soprattutto con tuo figlio, goditelo. Scrivi tutti quegli aspetti non elaborati da quella esperienza dell’aereo che non ti sono piaciuti e ti sono pesati e scriviti un bel foglio che tieni davanti a te con tutte le caratteristiche che oggi sono diventate il tuo punto di forza. Ringrazia, ringrazia, ringrazia il tuo passato e da oggi goditi questo momento, perché quel mal di testa di oggi, quegli sfoghi sulla pelle non sono altro che la manifestazione del tuo passato che oggi ricordi”.

Per me questo è il caso della Testa in un casco stretto, bellissimo.

Mi ha insegnato che cosa vuole dire lasciare andare le cose negative, mi lasciato come insegnamento il fatto di non vivere il lavoro come un impegno ma fare ciò che ti piace e non trasformarlo mai in un lavoro. Semplicemente ama quello che fai, ripetiti sempre e miglioralo, miglioralo, miglioralo.

Non accontentarti mai, godi di quello che sei ma non accontentarti mai.

 

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