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Stagione 2 – Episodio 1: Quel ginocchio così indeciso

 

Racconto la storia affascinante di un uomo che viene da me in studio principalmente perché ha dolore al ginocchio destro e alla spalla sinistra; è curiosa questa storia perché il dolore al ginocchio risale ad un anno fa quando è stato operato al menisco. Dopo l’intervento la cosa curiosa è che il ginocchio non è più libero come prima, o meglio dopo l’intervento sta meglio per alcuni mesi ma poi si blocca il ginocchio quando si flette totalmente.

 

 

 

Leggi il testo completo dell’episodio:

Sono Daniele Gallerani, osteopata, posturologo, ricercatore e inventore.

La mia storia inizia diversi anni fa quando lavoravo in palestra a Bologna. Li una delle mie titolari mi ha coinvolto in un percorso di rieducazione posturale da lei poi abbandonato; io invece me ne sono innamorato.

Ho iniziato a lavorare in palestra nei ritagli di tempo con le persone che incontravo, tra queste anche il mio professore di osteopatia, uno dei tanti, che mi ha incuriosito e mi ha spinto a studiare Osteopatia…una continua scoperta!

Una scoperta meravigliosa perché ho approfondito lo studio del corpo, ma non mi sono mai accontentato di questo e quindi ho iniziato a ricercare e integrare con un percorso legato alle emozioni, poi ho integrato ancora con le energie.

Quindi energia, emozioni, corpo e meccanica, tutto questo per andare verso un approccio olistico del corpo. Un approccio a 360°, perché ne sento il bisogno e la necessità e tutta questa mia empatia viene da quando sono bambino.

Dovevo stare con i miei nonni, alcuni dei quali non stavano bene ma io desideravo che stessero bene, ed ecco il mio motto: “Star Bene è uno stile di vita”.

È una passione, una ricerca continua, sviluppo dispositivi utili al benessere delle persone e continuo così.

Ad oggi questa è la mia storia.

Lavoro nel mio studio a Renazzo circondato dal verde, per me è un’oasi di pace dove ogni giorno sono richiamato allo Star bene.

Racconto la storia affascinante di un uomo che viene da me in studio principalmente perché ha dolore al ginocchio destro e alla spalla sinistra; è curiosa questa storia perché il dolore al ginocchio risale ad un anno fa quando è stato operato al menisco. Dopo l’intervento la cosa curiosa è che il ginocchio non è più libero come prima, o meglio dopo l’intervento sta meglio per alcuni mesi ma poi si blocca il ginocchio quando si flette totalmente.

Tradotto: posizione della turca, non riesce ad andare giù, il ginocchio si ferma prima e carica molto di più la gamba sinistra e il ginocchio destro non può completare quel movimento.

Allora inizio ad indagare sulla storia di quella persona. Un anno prima di quell’infortunio succede che lui racconta di avere avuto un grande stress lavorativo. Ma perché parlo di questo stress e non di fisico?

Parlo di questo stress emotivo di vita, perché lui mi riferisce di non avere avuto nient’altro se non questo grande stress lavorativo.

Lui doveva prendere decisioni aziendali molto importanti con i suoi soci, dovevano decidere se far crescere l’azienda oppure no, fare investimenti oppure no. Il mercato gli imponeva di fare investimenti e di sviluppare l’azienda, ma c’era un freno; un socio che si comportava un po’ fuori dalle righe e che stava attraversando un periodo particolare.

Rispondeva male ai fornitori e ai clienti e in azienda si era creato un clima di tensione.

Ma questo che cosa c’entra con il dolore al ginocchio destro?

C’entra eccome, perché lui non sapeva che cosa fare. Non sapeva se investire e far crescere l’azienda, non sapeva se rinunciare subendo in qualche modo quello che era l’atteggiamento di quei soci.

Allora quando ha deciso di far crescere l’azienda, investendo insieme agli altri soci nonostante quel comportamento anomalo, poco dopo succede l’infortunio. Esattamente fa si che il ginocchio vada in distorsione e questa distorsione non più recuperabile ha fatto si che dovesse eseguire l’intervento, quello che dicevo all’inizio.

Praticamente, una volta che gli faccio capire che tutto parte da quel momento e che lui mi dice: “È vero, perché prima non c’è stato nulla”, a quel  punto lavoro meccanicamente sulla cicatrice. Facciamo un lavoro preciso attraverso l’utilizzo delle mani, crema e alcuni oggetti creati apposta per fare pressioni su punti specifici del corpo.

Lavorando su quella cicatrice la cosa divertente è che si alza in piedi, si piega e riesce a completare il movimento senza dolore e mi dice: “ È incredibile, perché è da un anno che non posso fare questa cosa”. Incredulo, rimane estasiato

Allora dopo questo primo incontro dettato dalla comprensione di quel disagio e dal trattamento di quella cicatrice, utilizzo come sempre il metodo della respirazione.

Utilizzo la respirazione diaframmatica abbinata ad altri tipi di respirazione che interagiscono con quelle cicatrici invisibili, sia che esse siano meccaniche o emotive, per andare ad annullare il ricordo di quell’infortunio.

Sono semplicemente esercizi di respirazione ed è questo il punto chiave sul quale mi baso sempre in ogni  mio trattamento.

Diciamo che dopo la prima seduta lo rivedo a distanza di un mese e questa persona mi dice che se prima il dolore era 10, in studio dopo la prima seduta era 1, ha perso qualcosina ed è tornato a 2, quindi qualcosina di più a distanza di un mese.

Allora continuo nella seconda seduta a fare il lavoro sulla cicatrice, ma in più unisco il respiro alla postura corretta, ovvero lo metto in postura corretta dopo aver trattato anche la spalla. Perché si è fatto male alla spalla sinistra in un incidente di percorso andando a sciare.

Ricapitolando, tratto il ginocchio destro e la spalla sinistra attraverso le mani, poi una volta fatto questo non faccio altro che metterlo in postura e allineare quel corpo che grazie alla respirazione resetta i suoi disagi e trova benessere.

Questo caso mi è piaciuto molto perché lui andando avanti nella seconda e terza seduta si apre e mi racconta un po’ la storia e di quel socio, di come lo ha fatto sentire, dei dipendenti perché non trovava mai dipendenti con voglia di lavorare. O meglio, aveva un gruppetto di dipendenti che portavano zizzania, soci che parlavano sempre in negativo e allora gli ho detto:

“Mettiti in gioco, inizia a fare questa cosa, vai dai tuoi dipendenti che creano zizzania e gli dici semplicemente che sul posto di lavoro vuoi persone propositive, positive e quindi le notizie negative devono rimanere fuori. Poi vai dai tuoi soci e digli che si focalizzino durante le riunioni sul portare gente propositiva, in gamba e che abbia voglia di lavorare, magari portata in azienda da dipendenti forti.”

Quando lo rivedo a distanza di un mese ancora, mi dice che ha fatto questo e che la cosa incredibile è che ha trovato una unione più forte con i suoi soci, che si sente meglio e che non ha più dolore al ginocchio e alla spalla. Quindi non aveva più quei malesseri che lo infastidivano.

Ma soprattutto si era creato un clima lavorativo molto buono, i suoi dipendenti ora erano collaborativi e trasportati da una emozione più forte perché sono gli stessi amici che li hanno portati li e i suoi soci parlano in riunione sempre trovando la soluzione.

Questo aspetto lavorativo che occupa gran parte del suo tempo oggi è diventato più positivo e leggero, più nella soluzione ed ecco che lui al fisico trasferisce questa cosa. È meno contratto e meno soggetto ad infortuni.

Io semplicemente faccio il mio lavoro, faccio l’osteopata e il posturologo ma apro le frontiere a 360° e metto come ingredienti l’aspetto emotivo delle persone, non psicologico…non mi occupo di psicologia, assolutamente! Io faccio il mio lavoro e semplicemente mi apro un po’ a quello che è la postura di quella persona.

Postura vuol dire il luogo che frequenti, la vita che hai, i traumi che hai avuto, lo sport che fai e l’ambiente intorno a te, come ti nutri e tutto quello che riguarda la tua vita.

Quindi non sei solo meccanica, muscoli e tendini, ma sei anche emozione, pensiero e cibo.

Questo non lo dico io, ma lo diceva il grande Ippocrate che io cito sempre, perché diceva che la medicina si basa su tre grandi leve: le mani, le parole e le erbe.

Quindi mani, parole e erbe sono tre ingredienti di cui non ci si può mai dimenticare ed è intelligente un approccio che le prende in considerazione tutte.

 

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Sono questi i contenuti che pubblico insieme a qualche post positivo, a volte un po’ provocatorio che ti spinge a guardare in una direzione, quella dello STAR BENE